Perché leggere tanto ci rende più intelligenti
Dimmi una parola che non esiste
Nello studio del cinese a un certo punto mi è stata fatta una domanda: “dimmi una parola che non esiste in italiano”. Lì per lì ho capito cosa il mio interlocutore intendesse, cioè appunto, dimmi una parola che non abbiamo, ma la domanda mi ha comunque lasciato per qualche minuto perplesso e nessuna risposta riusciva ad uscire dalle mie labbra.
Sicuramente la parola non poteva avere a che fare con il mondo “terreno” (o “fenomenico” come direbbe qualche filosofo), perché se un oggetto esiste sicuramente ha un nome anche nella mia lingua, che sia animale, vegetale, materiale etc., doveva quindi essere inevitabilmente un concetto astratto. A questo punto però mi sono trovato davanti ad un problema, se la parola nella mia lingua non esisteva, come avrei fatto a tradurla?
La cosa mi stava facendo uscire pazzo più di quanto non fossi già, mi stavo ingarbugliando in un loop di pensieri come se avessi trovato un errore nel matrix: non posso pensare a un concetto che non esiste? Nel momento in cui lo penso però esiste, però se esiste e non ho un modo per esprimerlo come fa ad esistere? Cosa è? Che senso ha la vita? Perché pagare quando prelevo col bancomat? Aiuto.
Quando mi posero quell’annosa questione ero agli inizi dei miei studi di cinese e tutte le parole che non avevano un corrispettivo esatto in italiano riuscivo in qualche modo a tradurle parafrasandole. Un giorno però, mi sono imbattuto in una parola che non sono riuscito a tradurre, neanche spiegare. Questa parola era… pausa suspense… 范围 (Fànwéi) che in pratica vuol dire, beh se avessi un modo per univoco per dirvelo ve lo direi volentieri. Tendenzialmente si traduce con “limite/scopo/portata”, quindi può indicare i limiti della legge, ma essere utilizzata anche per indicare la sfera di influenza, come anche l’ambito delle cose che rientrano tra le attività che so fare o nelle quali mi trovo a mio agio. Insomma, è qualcosa che sicuramente ha a che vedere con una delimitazione, ma che ho sempre avuto molta difficoltà a tradurre anche parafrasandola, usandola e vendendola a un certo punto capisci in che contesto va utilizzata e qual è appunto la sua “portata”, però è molto difficile da spiegare.
Cosa ci insegna 范围?
范围 ci ricorda una cosa molto importante, cioè che le parole sono delle sintesi del pensiero, delle “scorciatoie” che la mente usa per ragionare e costruire dei concetti ancora più elaborati. Se proviamo a spiegare una parola ad un bambino tipo “consapevolezza” probabilmente gli richiederà un po’ di tempo per interiorizzarla, poi però potrà usarla come base per sviluppare altri pensieri come “autoconsapevolezza” e quindi la “consapevolezza di sé stessi”. Non dovrà ripetersi ogni volta in mente che “la capacità di esserea conoscenza di ciò che viene percepito e delle proprie risposte comportamentali” riferita a sé stessi si chiama “autoconsapevolezza”.
Oppure richiamando dei concetti filosofici del liceo: la parola “metafisica” è molto difficile e complessa da afferrare in un primo momento. Una volta imparata però possiamo porla alla base di un ragionamento senza dover ripercorrere tutto l’iter logico che sta dietro alla base del concetto di “metafisico”.
Mettiamo subito questo concetto in pratica e riassumiamo il concetto che le parole vengono utilizzate come scorciatoia logica per esprimere e creare concetti sempre più complessi da parte del cervello con la parola “lessipoietica”. Adesso abbiamo a disposizione una parola che in una frazione di secondo ci consente di esprimere quello che ho provato a spiegare negli ultimi 5 minuti.[1]
Conoscere più parole ci consente di creare e sviluppare concetti sempre più complessi, pensare fuori dagli schemi e trovare risposte a domande e problemi che non sapevamo neanche di avere.
Imparare nuove lingue aiuta molto in questo, senza scomodare il cinese basti pensare alla parola cringe, vuol dire esattamente imbarazzo? Non proprio, una cosa cringe è… beh è una cosa cringe! Una sfumatura diversa per esprimere una sensazione che proviamo.[2]
Come pensa un sordo e perché leggere ci rende più intelligenti
La nostra amata vocina nella testa, quel grillo che non riusciamo mai a far tacere anche quando ci concentriamo. Ma i sordi dalla nascita[3]? Che vocina sentono se non hanno mai sentito una voce?
La lingua dei segni è una vera propria lingua, che cambia da paese a paese con diverse sfumature e profondità di significato dei segni. Come i cinesi utilizzano i caratteri, allo stesso modo le persone sorde utilizzano i segni, che racchiudono e sintetizzano, come le nostre parole dei concetti mentali. La lingua dei segni è ugualmente sofisticata ed elaborata di una lingua normale, l’unica differenza è che si basa appunto su segni e non su parole. Quindi sì, un sordo pensa a segni come noi pensiamo a parole, noi ci affidiamo ad una riproduzione mentale di una sensazione uditiva e loro invece di una sensazione visiva.
E prima della lingua dei segni come pensavano?
Prima della lingua dei segni era un problema perché si provava, con miseri risultati, ad insegnare comunque a parlare. Questo portava all’incapacità per la persona di essere in grado di sviluppare il pensiero e si traduceva in una vera e propria disabilità. Nei casi in cui si provava ad insegnare la lingua dei segni in un momento successivo allo stesso modo le facoltà cognitive erano in qualche modo irrimediabilmente compromesse. Questo perché, come abbiamo visto prima, senza le parole, anche le più semplici, manca quella capacità lessipoietica della mente e viviamo in balia delle sensazioni.
Perché leggere ci rende più intelligenti
Leggere, quindi apprendere nuove parole, ci rende più intelligenti perché sviluppa quella capacità unica della mente umana di riassumere concetti complessi in parole, caratteri o gesti e crearne di nuovi. Ci permette, come spesso fanno le canzoni, di trovare un modo di esprimere qualcosa che con le nostre parole non riuscivamo a far emergere, ci consente di cogliere quell’inesauribile segreto all’interno della nostra mente.
Quindi, LEGGETE!
[1] Non è un caso che i principali filosofi vengano da nazioni di lingua greca o germanica, lingue che consentono, unendo le parole, di crearne facilmente di nuove. Come non è un caso che, la semplicità della lingua inglese, la renda più idonea per il commercio e con lo sviluppo di una mentalità utilitaristica.
[2] La parola forse con più equivoci di tutti se ci pensate è la parola “amore” ognuno lo intende in modo diverso, chi con colpo di fulmine, chi con amore eterno, chi con innamoramento romantico, chi con un rapporto possessivo. Insomma, se smettessimo di chiamare tutte queste cose diverse nello stesso modo forse avremmo meno equivoci e smetteremo di dire “ma ci amavano entrambi, volevamo tutti e due la stessa cosa”. No, perché la parola amore non vuol dire quasi niente, se capisci cosa intendi per amore è più facile trovare una persona che la pensa come te.
[3] Le informazioni qui fornite sono a titolo esemplificativo di una questione scientifica con rilevanze storiche e sociali molto complesse che merita una trattazione separata.